Fausto Pirandello
Fausto Pirandello (Roma 1899-1975)
Figlio dello scrittore Luigi Pirandello e di Antonietta Portolano.
Gli studi
Portati a termine gli studi classici, decide di dedicarsi all’arte: suo padre lo indirizza alla scultura, ma in breve il giovane abbandona, preferendo concentrarsi sullo studio del disegno.
Sigmund Lipinsky e i Deutsch-Romer
Segui i corsi dell’incisore Sigmund Lipinsky, dal quale resta profondamente influenzato. Attraverso il suo maestro, Pirandello, poté entrare in contatto con la grafica dei Deutsch-Romer, rimanendo affascinato dalla loro peculiare resa calligrafica – talvolta persino esasperata – dei dettagli anatomici nella figura.
Nel 1920 frequenta la Scuola libera del nudo.
Il tema del corpo
La centralità del tema del corpo, che negli autoritratti giovanili passava attraverso l’espressività del disegno, nella produzione degli anni ’30 viene raccontata principalmente per mezzo del colore, con un’attenzione particolare alla resa dei toni dell’incarnato.
Nel 1922 inizia a frequentare la scuola di pittura di Felice Carena, tra Roma e Anticoli Corrado.
I suoi compagni di corso sono Emanuele Cavalli, Onofrio Martinelli e Giuseppe Capogrossi.
Il tema Bagnanti
Fa il suo esordio nel 1925 alla III Biennale Romana con l’opera Bagnanti, tema che riprenderà ossessivamente per mezzo secolo.
Nel 1926 partecipa alla Biennale di Venezia, alle cui successive edizioni, per almeno un trentennio, verrà notato dalla critica come uno degli artisti più interessanti e originali.
Nel 1928 si reca a Parigi, dove sposa Pompilia d’Aprile, una modella di Anticoli Corrado, nello stesso anno nascerà il loro primo figlio Pierluigi (1928-2018).
Pirandello a Parigi
A Parigi, Fausto Pirandello studia la pittura dei cosiddetti Italiens de Paris e dei surrealisti, e ha l’incontro, folgorante, con l’arte di Pablo Picasso, con la quale si confronterà anche in piena maturità artistica.
Fu a Parigi che chiarì a sé stesso il problema dell’arte e della modernità.
Nel 1929 espone la sua prima personale alla Galerie Vildrac 11, rue de Seine a Parigi.
Le sue nature morte e figure di quegli anni risentono soprattutto di Georges Braque, ma rivelano nel contempo una personalità.
L’impatto è tonale, il sentimento sensuale e drammatico, la materia spersa, il tema scabro e familiare.
Dopo una sosta a Berlino e una mostra alla Galleria Bakum di Vienna, nel 1930 rientra a Roma ed è tra gli artisti del Rinnovamento, contro il Novecentismo.
Espone alla Sindacale del 1930 con Interno di mattino.
L’anno successivo ha la sua prima mostra personale presso la Galleria di Roma diretta dal critico Pietro Maria Bardi.
Negli anni a seguire realizza alcuni dei suoi massimi capolavori, come Interno di mattina e Scala, esposto alla Biennale di Venezia del 1934 ed entrato nella collezione Gualino.
Alla Quadriennale di Roma del 1935 ha una personale di diciassette opere.
Il periodo della maturità artistica
Dalla metà degli anni Trenta, Fausto Pirandello, raggiunge una nuova maturità: il suo linguaggio coniuga il tonalismo della scuola romana a una figurazione del tutto personale, in cui il ricordo della pittura antica (da Pompei al Quattrocento) si fonde alla modernità del Novecento internazionale delle avanguardie.
Nel 1938 espone una serie di disegni alla Galleria della Cometa presentato da Corrado Alvaro.
Gli anni della guerra 1939-1945
Negli anni bui della Seconda guerra mondiale si divide tra Anticoli Corrado e Roma, soggiornando con la famiglia, con permesso speciale del sequestrataro di Villa Medici, all’Accademia di Francia: nonostante le difficoltà, è un periodo di grande ispirazione.
Lo scenario artistico del dopoguerra lo trova scettico nei confronti delle avanguardie provenienti dagli Stati Uniti.
nzll’aprile del 1941, a Roma, XLIII mostra della Galleria di Roma con opere della raccolta Carlo Cardazzo.
Nel marzo 1942 espone alla galleria Gianferrari di Milano.
Il dopoguerra
Conosce il critico d’arte Lionello Venturi e partecipa alle mostre dell’Art Club.
Procede quindi con coerenza nella propria ricerca, riflettendo su alcuni temi dell’arte cubista: le gamma cromatica si arricchisce di toni più vivaci e le forme si fanno scomposte e geometrizzanti e il dato narrativo perde via via importanza.
Gli anni Cinquanta sono per Fausto Pirandello un periodo di fervida creatività.
Esposizioni e riconoscimenti
Espone in mostre personali e collettive, anche oltreoceano, e la critica italiana sembra finalmente assegnargli il meritato posto di rilievo nella storia dell’arte contemporanea.
Del 1951 è la sua grande antologica al Palazzo Barberini, a Roma. Del 1955 e del ’63 le sue importanti mostre a New York.
Il mancato riconoscimento alla Biennale di Venezia del 1956, dov’era in odore di vittoria, lo mette però in crisi: in risposta Fausto Pirandello forza se’ stesso per un breve periodo nell’affrontare l’astrazione, senza però mai pienamente rinunciare ai rimandi alla realtà oggettiva.
Negli anni Sessanta torna gradualmente alla figurazione, con un’espressività ormai pienamente personale.
Negli ultimi anni di vita, la salute lo costringe ad abbandonare gradualmente i colori ad olio e a concentrarsi sui lavori di carta e in particolare sulla tecnica del pastello.
Muore a Roma il 30 novembre 1975.
Un anno dopo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima importante retrospettiva.
Nel 2023 il museo Mart di Rovereto ha dedicato un focus sull’opera di Fausto Pirandello.
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