Quella che sto per raccontarvi è una bellissima storia famigliare italiana e quando queste tre parole vengono associate, l’equazione è presto fatta: storia + famiglia + Italia = Talento e qui di talento ce n’è da vendere.
Stiamo parlando infatti di uno dei maggiori artisti italiani del Novecento: lo scultore Luigi Broggini (1908-1983), dal cui figlio Stefano abbiamo avuto l’onore di essere ospitati.
La sua disponibilità e quella della signora Daniela sono stati direi commoventi e ascoltando i loro aneddoti è sembrato di rivivere in prima persona quella che è stata una vera epopea: la nascita e lo sviluppo delle Avanguardie artistiche italiane del dopoguerra.
Ascoltare il dottor Stefano raccontarci di quando da bambino con il papà passava le estati ad Albissola è stata una vera emozione; sembrava di essere lì, negli anni ‘50 seduti al tavolino del bar centrale di Albissola Mare a conversare con Lucio Fontana “ed il suo codazzo”.
Vi immaginate la scena?
Lucio Fontana (1899-1968) insieme con Luigi Broggini, belli come il sole, seduti a sorseggiare un drink “con il codazzo” di dame, aspiranti giovani artisti ed intellettuali.
Cerchiamo di identificarne qualcuno viaggiando con la fantasia e nel tempo; c’erano forse gli habitué della riviera Italo Calvino ed Eugenio Scalfari?
Oppure qualcuno degli altri artisti con i quali condividevano la mitica fornace Pozzo Garitta?
Stiamo parlando di maestri del calibro di Alberto Sughi, Agenore Fabbri, Aligi Sassu, Emilio Scanavino, Asger Jorn…
Qual era il soprannome di Bartolomeo Tortarolo?
A proposito della fabbrica Pozzo Garitta, il signor Broggini ci ha raccontato un altro aneddoto: sapete quale era il soprannome del suo fondatore Bartolomeo Tortarolo?
Era per tutti “il Bianco” perché, naturalmente “vestiva sempre di bianco”.
Insomma, la mattina a modellare in fornace splendide creature marine su vasi e piatti.
La sera, la dolce vita della Riviera Ligure in completo di lino bianco e cappello Panama…
Ed il sogno ad occhi aperti continua con i racconti del dottor Broggini come quello riguardo la Biennale di Venezia del ‘62: lui con il papà Luigi ed Alberto Giacometti “sempre avvolto in una nuvola di fumo” a passeggiare tra le loro opere esposte in quella edizione in due sale attigue. “Tra i due, grande, reciproca stima”.
Potrei continuare a lungo riferendovi del rapporto “difficile” di Broggini con il suo insegnante Adolfo Wildt; l’eterno conflitto tra l’allievo talentuoso ed il suo Maestro.
Oppure di quella volta che il papà nego’ ad un acquirente l’acquisto di alcune sue opere avendo riscontrato “sensibilità assai diverse”.
Luigi Broggini possiamo dire che è stato esattamente l’opposto del prototipo dell’ artista contemporaneo: geniale, indipendente, non schiavo del denaro, appassionato del proprio mestiere, sincero e schivo.
Il cane a sei zampe della Eni
Vi ricordo che soltanto, grazie all’impegno del figlio, si è saputo che fu proprio Luigi Broggini a creare il famoso logo dell’ENI: il mitico cane a sei zampe.
Lui lo aveva sempre tenuto nascosto “per tenere ben separato il suo lavoro di scultore da una semplice divagazione pubblicitaria”.
Vi saluto così, ringraziando pubblicamente gli eredi di Broggini esempio cristallino del talento italiano e dandovi appuntamento presto per un’ altra bella storia italiana.
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