Francesco paolo Michetti è stato uno dei più importanti artisti italiani a cavallo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900.

I buoni maestri

A Napoli, grazie all’amicizia con l’artista Edoardo Dalbono, segue le lezioni di Domenico Morelli.
Grazie al suo talento, entra nella cerchia dei pittori dell’avanguardia come Giuseppe de Nittis e Filippo Palizzi e da quest’ultimo prende spunto il suo interesse nel riprodurre il mondo animale.
Egli fu soprattutto un grandissimo pittore di quadri bucolici, ed i suoi bronzi, come il nostro fanciullo, sono molto rari.
Ma il sogno di tutti gli artisti del periodo era partecipare ai famosi Salon di Parigi e nel 1872 Michetti sbarca nella Ville Lumiere dove esporrà ancora nel 1875 e 1876.

Le passioni

La sua fama cresce al punto che, a partire dal 1877, viene nominato professore onorario dell’istituto di Belle Arti di Napoli dove aveva iniziato un sodalizio con il pittore Mariano Fortuny.
Michetti si dedicò anche alla lavorazione della terracotta, i cui segreti gli furono svelati dallo scultore Costantino Barbella.
Sempre attento alle nuove tendenze, si appassionò all’arte giapponese, tanto da essere sul punto di andare ad insegnare all’Accademia di Tokyo nel 1878, la cui cattedra era stata di Antonio Fontanesi.
Grande fu la sua amicizia con il poeta Gabriele D’Annunzio, suo conterraneo.
L’anno 1883 fu quello della sua consacrazione definitiva, con l’immensa tela di più di sette metri intitolata Il Voto.

L' apice

Questo capolavoro fu realizzato in occasione della Mostra Internazionale di Belle Arti di Roma del 1883 ed ora fa bella mostra di sé alla GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna della capitale.
Giunto all’apice della sua carriera professionale, arriva la commessa più prestigiosa, quella da parte del re Umberto I di Savoia che gli commissiona il suo ritratto e quello della Regina Margherita.
In questi anni la sua amicizia con il Vate si fa sempre piú stretta.

Senatore

Michetti acquistò un Convento dismesso a Francavilla, dove D’Annunzio scrisse le sue opere Il Piacere ed Il trionfo della morte.
Inoltre, un quadro che l’artista espose alla prima Biennale di Venezia nel 1895, ispirò un’opera di Gabriele d’Annunzio, si trattava della Figlia di Iorio.
Una grande delusione segnò il finale della sua carriera; i suoi due grandi quadri Le Serpi e Gli Storpi vengono ignorati durante l’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Tutto questo portò Francesco Paolo Michetti ad allargare i propri orizzonti.
I suoi interessi si rivolsero infatti verso la fotografia e la cinematografia, allora agli albori, ma delle quali aveva intuito le incredibili potenzialità.
Coronamento della sua vita fu la nomina a Senatore del Regno nel 1909.

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