Il museo parigino Jacquemart-André non delude mai, anche questa volta con l’esposizione “La Collezione Alana. Capolavori della pittura italiana” ha fatto centro.
Non a caso, come si legge nella brochure di presentazione della mostra, la collezione Alana è una delle più preziose e segrete collezioni private d’arte del Rinascimento italiano al mondo.
C’è da rimanere sbalorditi solo a leggere i nomi degli artisti esposti, siete pronti?
Dai primitivi fiorentini come il Beato Angelico, Filippo Lippi, Bernardo Daddi, Niccolò di Pietro Gerini.
I senesi come Lorenzo Monaco, Luca di Tommè.
I pittori pisani come il raro Francesco Traini.
Sono presenti naturalmente pittori rinascimentali toscani come Paolo Uccello, il Franciabigio, Lo Scheggia.
Gli umbri come Luca Signorelli, giganti come Carlo Dolci, Annibale Carracci, il Savoldo.
Non poteva certo mancare la grande pittura veneta con Bellini, Vittore Carpaccio, Giacomo Bassano, il Tintoretto, Paolo Veronese.
Passando, tanto per gradire, per il Bronzino e Orazio Gentileschi.
Possiamo riprendere fiato.
C’è da restare a bocca aperta, una collezione degna di un museo; se si aggiunge che tutte queste opere sono esposte insieme per la prima volta, si capisce che questa è una mostra da non mancare.
Una cosa che colpisce subito entrando nella prima stanza, è la disposizione delle opere esposte.
Si è voluto azzardare un`esposizione all’antica, cioè tutti i quadri appesi uno accanto all’altro, in fila, attaccati, direi quasi appiccicati, un vero spettacolo.
Siamo abituati, sopratutto nelle mostre acchiappa-pubblico dalla bocca facile, ad una esposizione di quadri rarefatta, con luce soffusa, con poche opere isolate.
È un metodo per influenzare il pubblico, dare alle opere un’importanza che spesso non hanno.
Sono quelle esposizioni dove si trova un argomento, uno qualunque, solo per raggruppare delle opere che non hanno nulla a che fare tra di loro, ma che devono avere un requisito imprescindibile: essere delle blue-chip dell’arte internazionale.
Sappiamo quale sia l’unico fine di queste mostre chiamate blockbuster: attirare più entrate possibile.
Pazienza se sono sempre opere che vengono da privati e che spesso verranno in seguito vendute presso case d’asta tipo Christie’s e Sotheby’s.
Con buona pace di chi si reca ad una mostra per imparare qualcosa o conoscere nuovi contributi alla ricerca e alla filologia.
Ma torniamo ora alla nostra bellissima esposizione.
C’é un’altra cosa che fa molto riflettere: ad un certo punto é appeso su di un pannello una frase, é di Alvaro Saieh. Questi, insieme a sua moglie Ana Guzmán (a proposito sono le loro iniziali Al-Ana che danno il nome alla collezione), è il mecenate al quale si deve questa mostra.
La frase dice: “Vorrei creare un insieme che sia rappresentativo dell’arte italiana del Rinascimento, ma anche del senso che questa può avere nella cultura di oggi”
Vaste chantier, dicono in questi casi i francesi.
Che senso può avere la cultura Rinascimentale oggi?
Con questo interessante quesito ci salutiamo e vi dò un arrivederci al prossimo Magazine.
La collezione Alana
I capolavori della pittura italiana
Museo Jacquesmart-André
dal 13 settembre 2019 al 20 gennaio 2020