Emilio Scanavino Pittore e ceramista italiano (Genova 1922 – Milano 1986)

I suoi inizi (1945-1950) furono nel campo dell’espressionismo figurativo: un soggiorno a Londra dove scoprì Bacon,  Sutherland e Matta fu estremamente formativo.

Negli anni ’50 Emilio Scanavino fa parte del gruppo “I sette del Numero” della Galleria Numero di Firenze, insieme all’altro famoso pittore Rocco Borella.

Nel biennio 1951 e il 1952 si interessa alla ceramica. Frequenta Albisola Marina,  dove convergono Lucio Fontana, Enrico Baj, Roberto Crippa, Sergio Dangelo, Asger Jorn, Corneille, Roberto Matta, Wifredo Lam, Giuseppe Capogrossi, Luigi Broggini, Gianni Dova, Agenore Fabbri, Aligi Sassu e gli artisti del gruppo Cobra, per poi aderire allo Spazialismo.

In questo periodo  incontra e conosce  Carlo Cardazzo, (1908-1963) editore, collezionista e mercante d’arte, che diventarà nel giro di poco tempo il suo attento e lungimirante mercante.

Sviluppa la sua ricerca sul segno, influenzato dalle esperienze teosofiche del padre: ogni linea assume una risonanza simbolica e metafisica. Un’immagine rituale con evocazioni quasi medianiche.

Partecipa alla  Biennale di Venezia del 1950, 1954 e 1958  vincendo il Premio Prampolini e alla XXX Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1966 vince in premio Pininfarina sempre alla Biennale.

Vince il Premio Spoleto, il Premio Sassari, il Premio Valsesia e il Premio Lignano.

Nella composizione, che è il risultato di una lunga meditazione, il groviglio di segni ha una sua legge interna molto chiara, il grigio dello sfondo, più che piatto, è agitato da impercettibili variazioni di luce.

Bibliografia: De Bartolomeis F. Il progetto dell’irrazionale di Scanavino, Milano 1972

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