Giacinto Gigante
Giacinto Gigante figlio del pittore Gaetano Gigante (Napoli 1770 – 1840), nasce a Napoli l’11 luglio 1806.
Da una nota autobiografica appuntata su un disegno che si conserva nel Museo di San Martino apprendiamo che si avviò allo studio del paesaggio ripreso dal vero presso Jakob Wilhelm Hüber (Dusseldorf 1787-Zurigo 1871).
Hüber era un pittore tedesco specialista nella ripresa topografica di vecchio gusto accademizzante.
Giacinto Gigante stesso ci informa: «Presso questo studio vi stetti pochi mesi dacché il mio maestro se ne partì da Napoli»
In seguito lavoró presso il pittore Anton Sminck van Pitloo (Arnhem 1790 – Napoli 1837).
In questo tirocinio che durò fin verso il 1924 gli fu compagno Achille Vianelli (Porto Maurizio 1803 – Benevento 1894), del quale, più tardi, avrebbe sposato la sorella Eloisa.
Nel 1826 lavora per Wolsfembergher forse nella produzione commerciale di vedute napoletane e romane.
Si impegna con successo nell’incisione e nella litografia e, come ci informa l’Ortolani: «illustra il ” Viaggio pittoresco nel Regno delle due Sicilie”. Collabora inoltre ad una serie di 100 vedute all’acquaforte di Napoli e dintorni…».
Tra il 1830 e il 1840 è già un pittore affermato, nel 1931 prende moglie.
Nel 1837 alla morte di Anton Sminck van Pitloo, apprendiamo sempre dall’Ortolani, Giacinto Gigante si trasferisce nella casa che aveva occupato per 20 anni il maestro olandese.
Quella casa in San Carlo alle Mortelle – Vico Vasto, 15- é più che mai, in questo momento, il centro propulsore della Scuola di Posillipo.
Il successo giunge ormai travolgente: Giacinto Gigante è ricercato dall’Imperatrice di Russia, insegna pittura le figlie di Francesco II, è intrinseco a Corte e segue spesso i sovrani a Gaeta.
Con l’Unità d’Italia, si adatta alla nuova realtà politica, anche se un’accreditata leggenda ci dipinge Giacinto Gigante timoroso di restar vittima dei garibaldini.
Invece, commissionata nel 1861 per le nuove raccolte dei Savoia a Capodimonte, eseguì la famosissima tempera della Cappella di San Gennaro, tanto famosa quanto poco caratteristica della sua personalità d’artista.
Mori, venerato da tutto l’ambiente artistico, il 29 settembre 1876.
Al Museo di San Martino di Napoli di lui si conserva un’ amplissima collezione di disegni, acquarelli e tempere oltre ad un significativo gruppo di oli.
Un’intera sala gli è dedicata al museo Correale di Sorrento.
Altre opere si trovano nella collezione Talamo a Cava dei Tirreni e in quella Astarita di Sorrento.
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