Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995) é stato uno dei più importanti artisti italiani di arte contemporanea e dell’arte informale.
Come ci informa il suo grande critico Brandi, Alberto Burri nel 1946 si stabilì a Roma e tre anni più tardi, nel 1949, a Parigi, espose al Salon “Réalités Nouvelles” (Realtà Nuove) e fu in questo periodo che iniziò le elaborazioni della materia con i cosiddetti Catrami e Muffe.
Nel 1950 fonda il gruppo Origine e crea la prima di una serie di opere che sarebbe divenuta un’icona dell’arte contemporanea: il Sacco.
La tela dipinta, raschiata e immersa nella colla, è coperta da lenzuola usurate, come in una sorte di sudario dove una serie di lacrime, buchi, macchie, abrasioni e graffi, creano un effetto unico, una sorte di vedute aeree di terra coltivata.
Dal 1953 la sua fama inizia a crescere anche a livello internazionale, ed inizia ad esporre regolarmente, oltre che in Italia, anche in America e in Francia.
I lavori di Alberto Burri hanno sempre una forte componente simbolica, e possiamo sicuramente interpretare gli stracci come metafore di carne umana insanguinata.
Mentre l’altra celeberrima serie delle Combustioni del 1957, formati de sottili strati sovrapposti di plastica contorti dalle fiamme, confermano in modo estremamente raffinato, il tema della ferita e della lacerazione morale oltre che fisica.
Nel 1957 espose anche i Legni, mentre nel 1958 creó la serie dei Ferri, fogli metallici industriali, che verranno deformati dal calore e consumati dalla ruggine.
L’intrinseca e oggettiva rigidità del materiale utilizzato nei Ferri, sembra in parte attenuare l’espressionismo delle opere precedenti.
Negli anni ’70, in linea con l’atmosfera dell’epoca, diede vita ai cosiddetti Cellotex, creati con della segatura pressata con la colla.
Risalgono ugualmente a questo periodo i meravigliosi Cretti, i quali, per mezzo di resine essiccate, producevano fessure simili a quelle della terra prosciugata dal sole; un effetto unico e stupefacente.
Se vogliamo, il processo di creazione, si basa sullo stesso principio del mosaico o dell’antica ceramica cinese, dove il craquelé della vernice superficiale diviene esso stesso un disegno artistico, un elemento essenziale dell’opera d’arte.