Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini
21 aprile 2025 Muore Papa Francesco
22 aprile 2025 Su Rai Play rivedo con tanto piacere, Mission, il bellissimo film 1986 diretto da Roland Joffé, vincitore della Palma d’oro al 39º Festival di Cannes.
26 aprile 2025 Visita alla mostra “Barocco Globale”. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini” alle Scuderie del Quirinale.
Ho fatto questa curiosa premessa in quanto c’è un forte legame tra questi tre avvenimenti: la Compagnia di Gesù, sicuramente uno dei protagonisti di questa bellissima esposizione a Roma dal 4 aprile al 13 luglio 2025.

La mostra
Stiamo parlando di “Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo di Bernini” in collaborazione con la Galleria Borghese e col VIVE.
Durante la visita, davanti all’immagine della Madonna detta “Salus Populi Romani” così cara a Papa Francesco, in un turbinio di emozioni e ricordi, sono rimasto colpito da questa catena casuale (?) di avvenimenti.
Un titolo che non mi convinceva
Il titolo Barocco Globale, lo confesso, mi destava molte perplessità; riflettendo su l’unione tra queste due parole temevo di trovarmi di fronte ad uno di quei “dialoghi” tra antico e contemporaneo così tristemente alla moda in questo periodo.
La mostra ci parla, invece, di come proprio grazie all’Ordine dei Gesuiti, il Barocco sia stato un linguaggio, una cifra stilistica, che ha unito culture e popolazioni di continenti i più diversi e lontani tra loro.
Sappiamo come la Compagnia di Gesù abbia portato le Sacre Scritture in terre allora sconosciute a costo di inenarrabili avventure, ma questo connubio di culture ha portato a dei risultati piacevolmente sorprendenti come abbiamo potuto ammirare attraversando le sale delle Scuderie del Quirnale.
La versione cinese della Salus Popoli Romani
Una delle cose più stupefacenti è stato appunto l’incontro con un’immagine della Salus Popoli Romani, icona di Santa Maria Maggiore.
L’iconografia, l’impostazione, il disegno, tutto corrispondeva all’originale che la tradizione attribuisce a San Luca, tranne che per due particolari: gli occhi a mandorla di Maria ed un irresistibile Gesú Bambino acconciato con una sorta di codino alla Mandarino.
Tutto si spiega apprendendo che si tratta per l’appunto di un’opera prodotta in Cina da un ignoto artista locale nel XVII secolo che, grazie al materiale mostrato da qualche gesuita, ha reinterpretato questa Icona dell’Occidente con gli stilemi dell’Estremo Oriente; il risultato è imperdibile.

Nel 1869 Papa Pio V concesse a Francesco Borgia (1510-1572) Generale dei Gesuiti, la facoltà di riprodurre l’icona della Salus Popoli Romani, conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore e di utilizzarla nell’ambito dell’attivtà missonaria.
Fu così che riproduzioni di questa icona iniziarono a circolare su scala mondiale, portate soprattutto dai gesuiti, innescando la produzione di ulteriori copie o di opere ispirate all’originale.
Questo rotolo, realizzato da un ignoto artista cinese, deriva quasi certamente da una riproduzione a stampa di Hieronimus Wierix.
Molti altri sono gli esempi dí contaminazione che si possono citare.
La carta geografica completa di tutti i regni del mondo
“Offro indegnamente questa carta a tutti coloro che, insieme con me, sono coperti dalla cappa dello stesso cielo e appoggiano i piedi sulla stessa terra.” Rispettosamente composto dall’europeo Matteo Ricci, il 17 agosto dell’anno 1602; così recita la didascalia.
Restando nell’incontro dell’Occidente con la Cina, vorrei citare una fantastica pianta-mappamondo opera di un artista cinese Li Zhizao su indicazioni del più famoso dei gesuiti che visitarono l’Impero cinese, Matteo Ricci.
La didascalia ci fa notare come, probabilmente per rispetto verso il paese ospitante, la Cina è situata al centro del mondo; per la stessa ragione, forse l’Italia è rappresentata di lato con una forma sghemba che ricorda vagamente una specie di prosciutto appeso.
Tra gli oggetti esposti, mi rimangono impressi nella memoria dei meravigliosi paramenti sacri provenienti dal Nuovo Mondo ad opera dei cosiddetti Amantecas; uno in particolare era la Mitra indossata da San Carlo Borromeo.
Ars Plumaria. I paramenti fatti di piume
Questi oggetti, detti di Ars Plumaria di una finezza commovente, hanno una particolarità che li rende fragilissimi ed unici: sono composti da piume di animali.
Antonio Manuel Ne Vunda
Per continuare, potremmo parlare dell’ ambasciatore del Re del Congo di nome Antonio Manuel Ne Vunda ritratto in un busto in marmo come fosse un generale dell’antica Roma oppure dell’incredibile collo alla Modigliani di una Santa Cecilia opera dell’artista indiana di nome Nini.

Il busto di Antonio Manuel Ne Vunda (1571-1608) giovane ambasciatore del re del Congo Alvaro II, fu commissionato da Papa Paolo V Borghese per il preciso scopo di immortalare l’effige dell’ambasciatore nel modo più veritiero possibile.
Il suo viaggio verso Roma fu funestato da molte peripezie. Partì dal Congo nel 1604 e durante il viaggio fu derubato da pirati olandesi prima di raggiungere Lisbona. La corona spagnola che non vedeva di buon occhio un contatto diretto tra Congo e Santa Sede, costrinse l’ambasciatore a rimanere nella penisola Iberica per circa tre anni.
Tuttavia, nel dicembre 1607 l’ambasciatore raggiunse Roma, seppur ormai gravemente malato.
Paolo V lo accolse con ogni onore e profondamente colpito dalla sua morte alla vigilia dell’Epifania nel1608, commissionò un suntuoso monumento ancora oggi visibile nel Battistero della Basilica di Santa Maria Maggiore.
La Santa Cecilia di Nini
Nella prima metà del XVII secolo Nini, un’artista indiana alla corte Mughal dipinse in salsa indiana Il martirio di Santa Cecilia ispirandosi alla celebre
scultura in marmo di Stefano Maderno conservata a Roma presso la basilica di Santa Cecilia.
Opere celebri della Controriforma Cattolica vennero mobilizzate attraverso copie a stampa che, fatte circolare da missionari, generarono poi altre copie.
Attualmente, l’acquerello di Nini è conservato al Victoria & Albert Museum di Londra.

Il Cardinale Rosso

Questo commesso di pietre dure, marmo bianco e lapislazzulo realizzato nelle manifatture granducali di Firenze all’inizio del XVII secolo e quasi certamente donato al cardinale Scipione Borghese, evoca una storia globale che attraversa tre continenti e si materializza in diversi media (pietre dure, disegno, incisione).
Il Cardinale Rosso – una perfetta allusione a Scipione Borghese – era una specie proveniente dal Nord America e quando un esemplare raggiunse vivo l’orto botanico di Pisa nel 1599, divenne una celebrità.
Daniel Froeschi fu immediatamente inviato a ritrarlo, mentre il naturalista, Ulisse Aldrovandi lo incluse nel suo volume Ornithologiae Tomus Alter.
Pannelli fiorentini come questi si trovano a Delhi (India), installati nel XVII secolo come fondale del trono del Forte Rosso, dove l’imperatore Mughal Shah Jahan sedeva per le udienze. Firenze, Roma e Dehli potevano parlare la stessa lingua figurativa.
Questa bellissima mostra, che non finisce di sorprendere, è densa di altre interessantissime opere, ma per non rovinarvi la sorpresa, vi invito a visitare l’esposizione dove potrete incontrare in ordine sparso dei personaggi incredibili come una dama di nome Sitti Maani Gioerida Della Valle, un Omon Pipit Taracia ambasciatore del Siam, ma soprattutto l’imperdibile Don Diego.
Per concludere, in ricordo di cosa significasse fondare delle Missioni vorrei citare un dipinto opera di Johann Heinrich Schonfeld dal titolo” I tre martiri gesuiti di Nagasaki” morti crocifissi.
