Vincenzo Gemito Scultore dell’anima napoletana
Una biografia incredibile
Vincenzo Gemito (1852-1929) da orfano abbandonato essere affidato all’istituzione religiosa Santissima Annunziata di Napoli.
A 17 anni creare e vendere una statua al Re Vittorio Emanuele II per il suo palazzo di Capodimonte.
Dare a scandalo in Francia, nella capitale, presso la Società degli artisti francesi e partecipare all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 e nel 1900.
Essere amico dei pittori Antonio Mancini (1852-1930) Ernest Meissonier (1815-1891) e Filippo de Pisis (1896-1956).
Ispirare con le proprie opere geniali, artisti del calibro di Edgar Degas ( 1834-1917) e Auguste Rodin (1840-1917).
Aprire insieme ad un barone una fonderia artistica.
Essere ricoverato in una clinica psichiatrica.
Se fosse il canovaccio di una fiction televisiva penseremmo che gli autori si sono spinti troppo in là con l’immaginazione.
Vincenzo Gemito al Petit Palais di Parigi
A volte la realtà supera la fantasia e questa fu la vera vita del nostro sommo artista napoletano Vincenzo Gemito (1852-1929) al quale la Francia rende il suo omaggio con l’esposizione al Petit Palais di Parigi dal 15 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020.
Il percorso artistico di Vincenzo Gemito
La bellissima retrospettiva ci mostra al meglio il percorso artistico di Vincenzo Gemito scultore, ma anche pittore di livello sublime come si vede dalla sua opera “Il piccolo pescatore“, un capolavoro assoluto che si trova a Milano presso la collezione Sergio Baroni.
Sin da giovane frequenta il Museo Archeologico di Napoli dove accanto ai resti classici antichi ritrovati ad Ercolano e Pompei, ammira le inarrivabili opere della collezione Farnese.
Realismo napoletano
Vincenzo Gemito ha avuto la sua forza nella sincerità, che per i critici d’arte nella loro ricerca ossessiva di catalogazione hanno chiamato “Realismo napoletano”.
Egli non ha fatto altro che riprodurre ciò che vedeva intorno a lui e spesso non si trattava di un bello spettacolo.
Le opere esposte in mostra
Conosceva quindi l’arte classica come pochi e lo dimostrano opere quali il Bruto in terracotta della Galleria Nazionale di Roma, il Narciso e il Filosofo in bronzo al museo di Capodimonte o l’ipnotica Medusa del Paul Getty Museum.
Malgrado queste opere meravigliose, tuttavia, si capisce che il suo cuore batte verso un’altra direzione.
Nato e cresciuto nelle privazioni, la sua anima e quindi la sua arte, non può che rivolgersi verso gli ultimi, gli invisibili e naturalmente ( e non realisticamente…) eternizzarli in bronzo, gesso e terracotta.
É così che, come recita la didascalia, “desta scandalo” a Parigi con i suoi pescatori straccioni e sdentati “così lontani dalla bellezza classica che il pubblico francese si aspetta da un’opera venuta dall’Italia”.
Ma c’era comunque qualche francese che sembra apprezzare.
Si tratta di Auguste Rodin e Edgar Degas (la cui famiglia veniamo a sapere viveva a Napoli), i quali si ispirarono per le loro opere appunto all’arte di Vincenzo Gemito.
Il nostro grande artista fu vittima del suo successo; il re Umberto I gli commissionò due opere monumentali, un grandioso, complicatissimo centrotavola in argento ed un ritratto di Carlo Quinto.
Troppo per le sue possibilità ed il suo stato d’animo.
Il suo fragile equilibrio non resse a queste sollecitazioni e si perse, lo stato psichico dello scultore si deteriora recita la scheda.
Si riprenderà e si dedicherà prima a delle piccole opere quasi da oreficeria, quindi ossessivamente a dei ritratti di Alessandro Magno.
Rendiamo omaggio al percorso di questo artista per tanti versi unico.
Vincenzo Gemito Scultore dell’anima napoletana
Si è svolta a Parigi al Petit Palais
dal 15 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020
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