La sera del 6 aprile1520, Raffaello improvvisamente muore…
Attorno al suo letto si raccoglie tutta Roma costernata ed incredula.
Compianto universale per la morte di un artista amatissimo
Il suo breve luminoso percorso ha cambiato per sempre la storia delle arti
Raffaello rivive come genio universaleDa lui, finché visse, la natura temette di essere vinta.
Ma ora che egli è morto, teme di morire con lui.Raffaello…un artista classico rinato improvvisamente nella Roma dei Papi.
Raffaello…dotato dalla natura di grazia e amabilità quasi sovrannaturali
Finí il corso della sua vita il giorno medesimo che nacque, il Venerdì Santo, l’anima del quale è da credere che, come di sua virtù ha abbellito il mondo, cosí abbia di se medesimo adorno il cielo (Giorgio Vasari)
Buongiorno a tutti.
Queste frasi sono tutte prese dalle schede di accompagnamento di questa bellissima mostra Raffaello 1520-1483 che si svolgerà fino al 30 agosto 2020 alle Scuderie del Quirinale a Roma.
Come vedete, qui non si ha a che fare con un semplice artista, per quanto sommo.
Qui siamo in altre dimensioni, in altre categorie, nella categoria del Sublime, del Mito.
Guardare le opere di Raffaello infatti, non è come osservare un quadro, per quanto bellissimo, la sua in tecnica, i suoi colori oppure lo stile, come succede con tanti artisti.
Con lui l’emozione che si prova invece, è la stessa di quando si è di fronte al familiare, al naturale, all’intimo.
La stessa sensazione che si ha quando si incontra una zia, quando si guarda l’azzurro del cielo di Roma, quando si mangia il pane.
È così, e basta.
La mostra ha due caratteristiche principali, la prima è che si visita solo per piccoli gruppi accompagnati da un addetto dell’organizzazione il quale ogni cinque minuti, al suono di una specie di campanella, gentilmente ma fermamente, invita il manipolo a cambiare sala.
Questo comporta che la visita non è libera, non ci si può spostare da una sala all’altra magari per andare a rivedere un quadro, un dettaglio.
Al contrario, succede spesso che il timore che arrivi il segnale che invita a sloggiare, vi faccia stare un po’ in ansia davanti alle opere.
La seconda caratteristica è che la mostra è strutturata secondo un percorso a ritroso, cioé si parte dalla morte di Raffaello, dalle sue ultime opere via via all’indietro verso la sua gioventù artistica. Non a caso il titolo della mostra è Raffaello 1520-1483 con le date al contrario.
Perchè tutto questo?
Che senso ha?
Malgrado lo abbia fatto velocemente, mi sembra comunque di aver letto tutte le schede che accompagnano l’esposizione, e devo dire che la risposta non l’ho trovata.
Si parla di “Incalzante flash-back “, ma il motivo rimane oscuro.
Probabilmente questo risiede nell’influenza che l’arte contemporanea con i suoi tic, ed il suo patetico linguaggio, ha ormai anche su esposizioni di arte antica di livello eccezionale come questa.
L’arte contemporanea, lo sappiamo, da un pezzo scambia in cattiva fede una trovata, un’idea bizzarra, per un’opera d’arte.
Sappiamo che lo fa per nascondere il nulla che c’è dietro, ma qui siamo ai livelli sommi della produzione artistica umana quindi che bisogno c’era di questa stramberia ?
Parlare delle opere di Raffaello, per i motivi accennati all’inizio, mi sembra tedioso, mi soffermerei piuttosto su di una questione della quale si parla molto in questo periodo; cioè a dire la famosa lettera a papa Leone X de’ Medici.
Sappiamo che Raffaello venne nominato direttore della ciclopica Fabbrica di San Pietro nel 1514 e gli fu inoltre affidata la “più ambiziosa impresa antiquaria mai tentata fino ad allora: una ricostruzione scientifica della pianta di Roma antica” come recita una scheda.
In questa missiva, scritta per altro in collaborazione con Baldassarre Castiglione, Raffaello, manifesta tutto il suo dolore nel vedere Roma, Caput Mundi, ridotta quasi ad un ammasso di rovine.
La causa di questo scempio è stato il riutilizzo del marmo dei suoi straordinari monumenti, diventati negli anni bui, delle vere e proprie cave dove attingere materiale senza nessuno scrupolo.
Sono spariti così, inghiottiti praticamente nel nulla, decine e decine di giganteschi, magnifici edifici sacri, terme, monumenti ecc.
Come è potuta succedere una cosa del genere?
Per capirlo è sufficiente ascoltare la splendida lectio magistralis di Federico Zeri: Agonia e fine della Roma antica.
La critica attuale descrive Raffaello come una persona attenta al paesaggio, all’ambiente, diciamo una specie di antenato rinascimentale di Greta Thumberg e contemporaneamente liquida il Medio Evo come un’epoca di barbarie popolato da masse di persone ignoranti ed insensibili.
Questo si legge online nella presentazione di uno dei tanti libri usciti sulla lettera a Leone X “...scomparsa dell’arte classica,…a causa dell’incuria e dell’insipienza degli uomini, che hanno autorizzato l’utilizzo dei monumenti antichi come cave di materiale o delle statue come ingrediente della calcina”. Mentre una scheda della mostra ci informa che “…azione di tutela che la cultura esercita, rispetto all’azione distruttrice del tempo e dell’ignoranza”
Questo è un errore a mio avviso esiziale; giudicare le epoche passate con la sensibilità moderna.
È una distorsione che fa perdere lucidità nel giudizio, tanto che può divenire il motore di follie collettive che portano ad abbattere le statue e genera le altre aberrazioni alle quali stiamo assistendo in questo periodo.
Ogni epoca ha i propri valori umani ed economici che noi non possiamo comprendere nè tantomeno giudicare.
Non posso non citare nuovamente Federico Zeri che parla di un periodo che conosce bene: i secoli IV, V e VI d.C.
“.. la gente ha incominciato a rapire il ferro dalle costruzioni, ma non per decorare, bensì per tirare avanti.
Uno dei grandi miracoli di San Benedetto da Norcia è quello di aver ripescato, nel lago di Subiaco, il falcetto di ferro che vi era caduto dentro, sfuggito di mano a un contadino.
Il contadino, senza il falcetto, sarebbe morto.
L’oro, in quella società, non valeva più niente. Quindi è stato portato nelle chiese per decorarle, non perchè i preti, come diceva il positivismo, fossero avidi di ricchezza, ma perchè l’oro non valeva più niente come mezzo di scambio.
Era un’economia in cui la gente dava merce contro merce. Dava lana contro grano. E che volete che rappresentassero le monete d’oro e d’argento? “
Altro che incuria, insipienza, ignoranza..
Recentemente ho rivisto un bellissimo film di animazione, Wall-E, dove c’è una scena molto illuminante in questo senso.
In due parole, si parla del pianeta Terra disabitato, ormai agonizzante e talmente pieno di rifiuti da costringere gli uomini sopravvissuti ad emigrare nello spazio e vivere rinchiusi all’interno di una astronave.
Il nostro adorabile Wall-E, rimasto solo soletto sulla terra è una macchina intelligente progettata per compattare i rifiuti e stoccarli.
Anche se tutto è trattato con leggerezza, la visione della terra desolata e senza vita, ricoperta di rifiuti, fa molto effetto.
Ma cosa fa il nostro eroe? Invece di abbattersi, di deprimersi per la sua missione disperata, fa una cosa molto semplice: continua a fare il suo dovere diligentemente.
Mentre continua a formare grattacieli di immondizia, ha l’abitudine di mettere da parte delle cose che lo incuriosiscono, che lo attraggono.
A questo punto c’è una scena che ci invita molto a riflettere.
A Wall-E capita fra le mani un elegante astuccio con all’interno un preziosissimo gioiello, e lui cosa fa?
Naturalmente getta tra le immondizie il diamante e conserva amorevolmente l’astuccio….
Ogni epoca, ogni situazione ha i propri valori.
Vi saluto con un brano tratto dallo splendido spettacolo fine anni ‘70 Gaetanaccio ambientato nella Roma papalina con Gigi Proietti per la regia di Luigi Magni.
È dedicato a tutti quelli che giudicano.
Eccellenza er processo è illegale!
Si la Corte ha cenato e pranzato er giudizio è viziato, nun vale!
Io pe ‘n quarto de vitello ho ammazzato mí fratello
L’ho scannato cor cortello pe potemmelo magnà
ma che er fatto è irrilevante, e che er delitto è inconsistente nun lo posso dimostrà…
Eccellenza sò innocente!
Ma non posso convince nisuno, panza piena non crederà a digiuno
Chi ha magnato nun pò giudicà.
Raffaello 1520-1483
Scuderie del Quirinale Roma
fino al 30 agosto 2020