Musei Vaticani Tibi Dabo Claves
Che cosa significa Tibi dabo claves?
La frase latina Tibi dabo claves significa Io ti daró le chiavi.
E’ la colonna portante, la pietra angolare sulla quale poggia la legittimazione del Papa di Roma a governare la Chiesa Universale.
Ma perché stiamo parlando di questo argomento?
Ma perché il Magazine di oggi é veramente speciale: parleremo nientemeno che della riapertura dei Musei Vaticani!
È stata un’esperienza unica attraversare quegli enormi spazi semideserti zeppi di capolavori sui quali è fondata l’umanità e la cultura del mondo occidentale.
Una cosa, molto sorprendente ed emozionante, mi ha colpito; che cosa? Il Laocoonte? Le Stanze di Raffaello? La Cappella Sistina?
Niente di tutto questo, ma ve lo dirò tra poco.
Ora, a proposito della Cappella Sistina, voglio dirvi che proprio qui si trova il meraviglioso affresco di Pietro Perugino che mostra Gesù nell’atto di consegnare le chiavi a Pietro pronunciando la frase del titolo di questo Magazine.
Ma non é facile dargli la dovuta importanza.
Stare a qualche metro da l’icona assoluta dell’arte occidentale, cioè le due dita attraverso le quali viene trasmessa l’energia vitale, certo non aiuta.
Lo sguardo dello spettatore infatti, già di per se alle prese con la crisi di Stendhal dovuta alle vertiginose figure di Michelangelo, fa una certa fatica a posarsi con un pó di discernimento sugli altri affreschi presenti sulle pareti vicine.
Bisogna comunque dire che il Perugino è in ottima compagnia; vengono guardati più o meno velocemente anche i suoi colleghi conterranei umbri chiamati inizialmente da Papa Sisto IV Della Rovere.
Tra questi ci sono grandi artisti come Pinturicchio e Luca Signorelli (umbro di adozione), ma anche i fiorentini che li hanno seguiti: Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Biagio D’Antonio e Cosimo Rosselli.
Tibi dabo claves Ti daró le chiavi del Paradiso
Chissà cosa avrà provato Pietro.
Le Chiavi del Paradiso, proprio a lui, povero pescatore ignorante, ma sopratutto proprio a lui che nella sera della Passione, lo rinnegherà per ben tre volte, e terrorizzato, lo abbandonerà come tutti gli altri discepoli tranne Giovanni.
Insieme a Pietro la Chiesa verrà affidata a Saulo che prima della conversione, prima di diventare San Paolo l’Apostolo delle Genti, passava il tempo a sterminare cristiani in tutta allegria.
Evidentemente Gesú non guarda mai il male che hai fatto nel passato, a lui tiene soltanto il bene che farai nel futuro.
Il primato della chiesa di Roma, al tempo di oggi sembra una sciocchezza, una cosa sorpassata, ma non è così.
È in gioco il destino di tutti i cristiani, la loro dottrina, ma anche la loro vita di tutti i giorni, dall’eucarestia ai divorziati, al celibato dei consacrati e via discorrendo.
Non sono cose di poco conto, ed il fatto di giudicare il Papa come padre di tutte le anime dei cristiani sparsi del mondo o solo come vescovo di Roma è di primaria importanza.
Infatti il primato di Pietro, il primo Papa, è fondato sul fatto che egli venne martirizzato tramite crocifissione a Roma, dove ora sorge il Vaticano e soprattutto sepolto lì, come vuole la tradizione, proprio dove ora sorge il magnifico baldacchino di Gian Lorenzo Bernini.
La questione è talmente importante, che i testi delle Sacre Scritture sono stati sempre contestati, se non apertamente negati; in epoca moderna sopratutto dal cosiddetto Illuminismo giù giù passando per il Positivismo arrivando al triste revisionismo a 360 gradi dell’epoca attuale.
Io diffido sempre degli ismi.
Per contestare il primato della Chiesa di Roma, si è voluta vedere la tradizione e i testi degli Atti degli Apostoli come una leggenda, se non come una storiella; fortunatamente a tutto questo ha messo fine l’incredibile lavoro della dottoressa archeologa ed epigrafista Margherita Guarducci.
Le sue ricerche hanno provato in maniera incontrovertibile la presenza della tomba e delle ossa di San Pietro in Vaticano.
Appena potete andatevi ad ascoltare un suo intervento al meeting di Rimini dal titolo .
Relativamente da poco, di un’altra questione che veniva considerata un mito, una leggenda, è stata comprovata la legittimità storica: il rito sacro della fondazione di Roma sul Palatino.
Anche in questo caso vi consiglio di ascoltare una conferenza, quella dell’esimio archeologo Andrea Carandini – La Fondazione di Roma.
Bisogna fare attenzione con i miti, le leggende, le tradizioni, bisogna dare loro l’importanza dovuta.
Possono essere negati, rimossi, li puoi cacciare dalla porta, ma rientreranno sempre dalla finestra.
Bisogna farci i conti perché sono il nostro DNA, sono le nostre radici senza le quali anche gli alberi più imponenti, più maestosi, si seccano e vengono giù.
Il Sistema della nostra epoca pensa che una civiltà possa reggersi solo sulla Scienza, la Tecnologia ed il Denaro.
Le conseguenze nefaste sono sotto gli occhi di tutti.
Bene, fine della piccola lezione teologico-catechistico-storico-apocalittica.
Tornando alla mia incredibile visita, non posso che dirvi che é stata un’emozione unica, non entravo nei Musei Vaticani da tantissimi anni.
Spesso passo in via Leone IV e confesso che l’interminabile fila che a volte arriva fino a Piazza Risorgimento ed anche più in là, mi ha sempre fatto paura.
L’ Arte moderna ai Musei Vaticani
A livello diciamo artistico non saprei di cosa parlare; cosa si puó dire ancora che non sia già stato detto delle innumerevoli meraviglie presenti in questi Musei?
Forse vi potrei parlare di Giacomo Manzù e Auguste Rodin, di Alberto Burri e Francis Bacon o di Henri Matisse fino ad arrivare a Fernando Botero.
Sì sono dei nomi sorprendenti, che non ti aspetti nella culla dell’arte antica.
Sono infatti i nomi degli artisti presenti nel settore dedicato all’arte moderna cioé nell’ Appartamento Borgia.
Sappiamo cosa rappresentano nell’immaginario collettivo i Borgia, e forse non é un caso che l’arte moderna sia stata confinata proprio qui.
In effetti l’atmosfera che regna in queste esposizioni, é qualcosa a mio avviso di posticcio, di forzato, di non sentito.
Di questo risentono anche molte opere di artisti non propriamente a loro agio quando sono alle prese con Santi e Madonne.
Allora cosa é che mi ha veramente, profondamente emozionato?
É stato vedere un papà con chiaro accento romano insegnare al figlioletto certe tecniche, certi segreti di oreficeria antica indicandogli i vari gioielli presenti nel Museo chiamato del Tesoro di San Pietro.
Era un orefice e avendo avuto modo di scambiare due parole con questa bella persona, ci siamo accorti di avere le stesse sensazioni.
Poter entrare in San Pietro in tranquillità, in serenità era un’emozione indescrivibile.
Evidentemente non eravamo i soli a pensarla così, durante la visita ho incrociato ben quattro colleghi tra antiquari ed artigiani.
Se ci fossero state le solite file chilometriche, quel bambinetto romano non sarebbe mai entrato dentro il nostro San Pietro.
Invasioni più o meno barbariche
Forse quando leggerete queste righe il paesaggio sarà tornato quello di sempre: file interminabili di canottiere, sudori, pantaloncini short e pelli arrossate, tranci di pseudo pizza accartocciati ed infradito.
Tanti li aspettano come una manna dal cielo, come una soluzione a tanta disoccupazione e tante sofferenze economiche e probabilmente hanno ragione loro.
Ma vorrei salutarvi con una domanda: come facevano Roma e l’Italia più bella di sempre, quella degli anni ‘50 e ‘60 ad avere il boom economico anche senza queste Invasioni più o meno barbariche?