Uno degli ultimi grandi figurinai fu padre Benedetto Papale, frate dell’ordine dei Minimi, celebre per i disegni dell’illuminazione notturna della scala monumentale di Santa Maria del Monte a Caltagirone.
Fu l’ideatore di un metodo che prevedeva l’utilizzo di coppi di carta in tre colori, bianco rosso e verde, opachi e trasparenti, illuminati internamente da lucerne in terracotta riempite di olio, posizionati secondo un disegno originale, che rendeva effetti luministici straordinari.
Tra le sue opere più importanti, il presepe monumentale permanente, realizzato per la chiesa Santa Maria di Betlem di Modica, costruito insieme alla bottega Bongiovanni e Vaccaro: Giuseppe, i suoi figli Salvatore e Giacomo e l’allievo Giacomo Azzolina.
Si tratta di un’opera costituita da oltre sessanta figure in terracotta inserite in un paesaggio che rievoca la campagna locale e presentato al pubblico nel 1881, lo stesso anno di pubblicazione dei Malavoglia.
Infatti, l’eccezionalità di queste figurine in terracotta è quella di anticipare i modi della rappresentazione verista.
Queste sculture ritraggono dal vero e con vivo realismo quegli umili contadini, pastori e popolani che sono i protagonisti privilegiati delle pagine di Giovanni Verga e diventano oggetto di collezionismo da parte delle classi agiate, simbolo di status sociale.
Un verismo figurativo che precede quello letterario tanto da essere citato da quest’ultimo in una delle pagine di Mastro don Gesualdo (1889), creando un corto circuito di rimandi:
“Non guardò a spesa per far stare contenta Isabellina in collegio: dolci, libri, colle, figure, immagini di santi, noci col Bambin Gesù di cera dentro, un presepio di Bongiovanni che pigliava un’intera tavola: tutto ciò che avevano le figlie dei primi signori, la sua figliuola l’aveva”.
(tratto da Valentina Bruschi)