Le Ballerine in Bronzo di Luigi Broggini

Ballerina
Luigi Broggini 1938

Quelle che seguono sono le schede tecniche redatte dalla dott.ssa Elena Pontiggia in occasione della mostra da lei curata “Broggini e il suo tempo. Uno scultore nell’Italia degli anni ‘30 tra chiarismo e Corrente

Catalogo Skira    Civitanova Marche Alta – Chiesa di S. Agostino  5 luglio\27settembre 1998

Ringraziamo la dott.sa Elena Pontiggia che con la sua consueta gentilezza e disponibilità, ci ha permesso la pubblicazione di questi preziosi testi.

 

Il tema delle ballerine

Intorno al 1938, (anno in cui viene fondata la rivista “Corrente”, il cui espressionismo presenta molti punti di contatto con Broggini) nasce il tema delle ballerine: figure travolte dalla frenesia orgiastica della danza, che divincolano le membra e quasi le sciolgono, assecondando il concitato ritmo musicale.

Il tema della ballerina potrebbe far pensare a Degas, ma in realtà si avvertono maggiormente, in queste opere, gli echi di una grecità dionisiaca, popolata di fauna e corse di cavalli; una grecità arcaica e panica (Pastorale si chiamava un bassorilievo del 1930) che emerge a tratti nella scultura dell’artista.

Non a caso la ballerina è colta, anche, nell’atto di suonare il flauto: gesto impensabile nelle ballerine di Degas, ma pienamente d’accordo con quell’idea di danza vitalistica, rituale, ditirambica che Broggini adombra nei suoi lavori.

Luigi Broggini bronzo su Egidi MadeinItaly
Luigi Broggini bronzo

E’ la stessa grecità visionaria che si ritrova nel Progetto per un grande bassorilievo Della Ragione, eseguito in questo periodo.

Del resto, anche nella Ballerina con tutù (qui esposta per la prima volta e appartenuta al pittore Fiorenzo Tomea), dove l’iconografia tradizionale sembra rispettata, la posa della giovane donna esprime una febbrile gioia di vivere, una tensione insieme euforica e drammatica che trova dei paralleli, a voler stare in ambito francese, più nelle guizzanti Danseuses di Lautrec, o di Matisse, che non in Degas.

Il corpo della ballerina, peraltro, non indulge a nessun compiacimento sensuale. È anzi ridotto ad un breve segno, ad un arabesco geometrico nello spazio.

Non è più massa o volume, ma è una linea-forza, un intreccio di filiformi ritmi triangolari.
Argan parlava, a proposito della Ballerina del 1938, di una “condensazione dello spazio pittorico lungo gli assi stessi delle masse”.

E non stupisce che Luigi Broggini abbia sentito il bisogno di privare delle braccia e di una gamba il corpo della Ballerina del 1939 (che appare ancora integra nella monografia di Gatto del 1944), quasi per un estremo bisogno di semplificazione, di laconicita’.
Come notava Testori, per Broggini:

“non esiste la ballerina x la ballerina, bensì gesti, ritmi nell’infinita armonia del tempo, cadenze che si ripetono in un continuo rimando di echi e suoni plastici”.

Luigi Broggini Scultura in Bronzo Ballerina con flauto
Ballerina con flauto
Luigi Broggini 1938

Lo slancio sfrenato delle ballerine non deve portare a identificare l’opera di Broggini esclusivamente con il dinamismo espressionista.

Negli stessi anni in cui nascono le sue paniche danzatrici si collocano esiti segnati da una compostezza raccolta e introversa.

Nudo con colomba, ad esempio, è una meditazione tenerissima, alessandrina, sulla grazia dell’adolescenza e sulle dolcezze della femminilità. Ma non solo.

La colomba, e la donna stessa, alludono anche a un desiderio di pace, ha un sogno di armonia tanto più struggente quanto più i tempi  (siamo nel 1938 – 1939) se ne stanno discostando drammaticamente.

Figura allo specchio, esposta alla seconda mostra di “Corrente” e nota anche come “Figura al sole”, si riallaccia invece alla serie delle donne alla toletta degli anni precedenti.

Qui, però, il gesto volitivo è come bloccato in una sorte di silenzioso stupore.

E’ lo stupore che coglie la figura di fronte a se stessa, ma anche (la doppia titolazione che ha sempre accompagnato la scultura è indicativa) la meraviglia di fronte allo splendore del sole, che Broggini rappresenta indirettamente, lasciandolo presentire attraverso la luce che inonda la figura.

Ballerina con tutù Luigi Broggini Scultura in Bronzo
Ballerina con tutù part.
Luigi Broggini 1938

Agli inizi degli anni 40, Broggini avverte un interesse, per lui nuovo, per i valori dichiaratamente volumetrici e plastici della scultura.

Uno degli esempi più significativi di questo momento (purtroppo falcidiato dalla distruzione dello studio dell’artista, nei bombardamenti del 1943) è il Nudo rosa.

L’opera, realizzata nel 1942, si riallaccia nel tema alla Figura seduta (ora al Museo della Ragione) del 1939. Ma una profonda differenza separa le due sculture. Nella prima il corpo femminile si traduce in valori più lineari, mentre in questa l’artista sottolinea le masse della figura: i seni gonfi che emergono dalla cornice delle braccia, le spalle vaste e arrotondate, i fianchi che si dilatano orizzontalmente.

Mentre nella Figura seduta tutto è scatto e tensione, una sorta di pesante floridezza si impadronisce del Nudo rosa, che sembra intento a proteggere, non senza trasalimenti, il rigoglio del proprio corpo.

Siamo di fronte a una delle opere più realistiche e plastiche di Broggini, e la critica dell’epoca, quando Nudo rosa venne esposto per la prima volta alla Galleria Cairola nel 1943, non mancò di sottolineare favorevolmente la ricolma monumentalità di questa scultura, considerandola uno dei vertici espressivi raggiunti dall’artista.

Per Walter Pozzi, Broggini proprio con il Nudo rosa rivela “le sue qualità sostanziali”. (22)

Emilio Radius vede nel Broggini recente “placarsi la tempesta della modellatura, attenuarsi nello sfumato la deformazione, cessare la violenza fatta all’anatomia ed all’epidermide per smania di espressione, riempirsi ed ammorbidirsi paurosi vuoti della figura.[…] Il Nudo rosa, sia o non sia la migliore opera di Broggini, è la più  caratteristica della maniera odierna”.(23)

  Infine Alfonso Gatto scrive: “Circolato in una dolce ampiezza, senza un legame che non sia un palpito, il Nudo rosa è una ferma architettura ove la poca ombra accoglie in riposo gli spazi e se ne esalta, spiccato nei suoi diversi profili, nei suoi scorci sintatticamente perfetti, da un disegno puro, il più puro forse che Broggini ci abbia mai dato, senza dubbio il più assoluto”.(24)

L’opera, insomma, veniva interpretata come un ritorno a una compattezza classica, mentre denotava piuttosto un orientamento diviso fra realismo ed espressionismo. Di poco precedenti e, da collocarsi agli inizi di questo momento plastico- realistico di Broggini e il Torso (1941).

L’opera è la versione mutila di quel Nudo biondo che era stato esposto alla mostra  della Galleria del Cavallino a Venezia del 1942 e alla Galleria Cairola (insieme con Nudo rosa) nel 1943.

In quell’occasione Piero Torriano aveva accomunato le due sculture scrivendo: “Vi sono due sue opere recenti, il Nudo biondo e il Nudo rosa, nelle quali l’espressione si manifesta già risoluta con pienezza di forme ben vive e definite. La modellatura non più così deformante ed esacerbata risponde ad un più riposato concetto della forma e del moto. Benché ancora troppo sommarie e incerte in qualche particolare, queste due statue appariscono tuttavia nel loro complesso plasmate con saldezza e compattezza non comuni.[…] Il Nudo biondo è impiantato con bella agiatezza, scorrevole di membra, ottimo nelle giunture, pieno di un senso tutto umano della carnalità femminile. E nel Nudo rosa il giuoco più complesso dei volumi si svolge con euritmia di curve e varietà di profili, lasciando intravedere l’attitudine dello scultore a farsi più meditato e pacato senza nulla perdere della sua intima energia”.(25) Non si sa quando l’artista abbia privato Nudo biondo della parte inferiore.

NOTE
20 G.C. Argan, Broggini, “Le Arti”, aprile-maggio 1942.
21 G. Testore (Testori), Lo scultore Broggini, “Via Consolare”, n. 5, maggio 1941, p. 16.
22 W. Pozzi, Luigi Broggini, “Signum”, Treviso, 10 marzo 1943.
23 E. Radius, La settimana artistica, “Corriere della Sera”, Milano, 13 marzo 1943.
24 A. Gatto, Luigi Broggini, Milano 1944, p. 12.
25 P. Torriano Broggini, “Settegiorni”, Milano, 27 marzo 1943.