Il diario di Tosa è un’opera scritta nel 935 da Ki no Tsurayuki, un poeta della ristretta cerchia imperiale che un anno prima era stato nominato governatore della remota provincia di Tosa, e che quindi aveva dovuto abbandonare la capitale.

Nel diario vengono descritti i 55 giorni di viaggio e di traversata per tornare alla capitale Kyoto, conservando sempre il distacco dell’osservazione disinteressata senza mai esprimere giudizi morali o di classe sulle persone incontrate.

Osserva quindi la realtà per cogliere la pienezza della vita; in questo modo ha la forza di affrontare le asperità del viaggio e dell’esistenza, visto che nella città di Tosa aveva perso la figlia.

Il testo è quindi pieno di osservazioni sulla vita, sulla caducità ed ineluttabilità del destino e il senso dello scorrere del tempo è dato dai vari rituali, cerimonie e festività.

I sentimenti dominanti sono tristezza, sconforto e ansia che sembra svanire con l’avvicinarsi a luoghi noti e a Kyoto.

Ma anche qui è evidente l’inarrestabile scorrere del tempo e l’inesorabile caducità di ogni cosa: la casa di Tsurayuki è in rovina, il giardino incolto e i bambini che giocano riportano alla memoria il volto della figlia morta.

Oltre ad essere un’opera mirabile per l’incredibile quantità di poesie, che risultano la vera raisons d’être dello scritto stesso, questo diario rappresenta una sfida ai contemporanei modelli convenzionali di narrazione e rielabora i concetti di scrittura e di linguaggio.

Si tratta di un’opera rivoluzionaria. Tsurayuki si finge donna e  lascia dunque che la voce narrante sia femminile, pur essendo consapevole dell’usanza tutta maschile di scrivere diari e cronache.

L’autore quindi diviene personaggio-protagonista, allo stesso tempo uomo e donna, con la libertà femminile di sentire e di esprimere da una parte e il rigore e la sintesi poetica maschile dall’altra.

Si dice che i diari siano scritti dagli uomini, ma ora una donna ha intenzione di scriverne uno”, così si apre il Tosa Nikki, e dopo la sua comparsa inizieranno a fiorire altri diari letterari compilati, questa volta, dalle mani femminili di vere dame di corte.

Elena Caloisi