Mi non odio nissun!
Tenete a mente questa frase ci ritorneremo presto. In questa epoca di haters fa molto riflettere.
Una mostra che ha come sottotitolo “l’Eterna Bellezza”, potrà mai essere brutta?
Ovviamente no, ed infatti l’esposizione Canova l’Eterna Bellezza, dal 9 ottobre 2019 al 21 giugno 2020 Palazzo Braschi sede del Museo di Roma, mantiene tutte le sue promesse.
Come possiamo d’altronde, non entusiasmarci nel vedere tanti capolavori del sommo scultore di Possagno?
Da subito il suo talento lo proiettó ai vertici dell’arte internazionale, dal suo arrivo a Roma inizió una carriera folgorante che lo portó ad essere l’artista più ricercato dalle corone di mezza Europa.
Fu anche l’artista preferito di molti papi, come papa Pio VII, per il quale, al ritorno dal suo esilio francese, scolpì la grande opera chiamata Religione.
Come tutti i sommi artisti fu anche un grandissimo disegnatore e pittore, come dimostra lo stupefacente quadro “Dipinto immaginario di Ezzelino da Romano“. Lo sguardo allucinato del ritratto, anticipa in maniera incredibile l’atmosfera romantica.
Ma piú del lato artistico, vorrei parlarvi di un aspetto fondamentale della vita di Canova, quando nel 1802 venne nominato Ispettore generale di tutte le Belle Arti.
Stiamo parlando del ruolo decisivo che ebbe nel far rientrare molti degli innumerevoli capolavori saccheggiati dalle truppe napoleoniche.
Spero tra di voi non ci siano dei veri amanti dell’arte antica italiana, nel caso si preparino ad una fitta al cuore, la lettura delle righe seguenti non sarà facile.
Naturalmente niente di inedito, ma la lettura di certi dettagli semplicemente raggelanti, lascia sempre sgomenti.
Per descrivere l’accaduto, vista la quantità di dati, lascio la parola a
alla voce Furti Napoleonici.
Nel caso aveste letto per intero il testo del link, forse non avrete neanche la forza di leggere le poche righe che rimangono.
Ma torniamo alla frase di apertura “Mi non odio nissun!”
L’ha pronunciata Antonio Canova nel contesto del quale abbiamo appena parlato; lo scarto fra la sua dignitá e ciò che lo circondava è senza commento.
Lascio parlare una scheda presente nell’esposizione.
“All’inizio di Aprile, in occasione del giuramento alla neonata Repubblica da parte dei componenti le varie sezioni dell’Istituto, si consumó il definitivo strappo di Canova con i repubblicani.
Attesta Antonio D’Este, fedele collaboratore del Maestro, che gli fu proposto di prestare il giuramento il quale era così concepito: Giuro odio ai sovrani ecc…
Egli che intese questo principio, si alzó dalla sedia, pronunciando nel patrio dialetto:
‘Mi non odio nissun’ e così dicendo andó via.”