Mario Schifano

Mario Schifano O sole mio
O sole mio Mario Schifano

Mario Schifano è nato per rappresentare un’epoca in metamorfosi.

Mario Schifano (1934-1998 ) figlio di un archeologo, nasce ad Homs nella Libia italiana e li rimase fino alla fine della guerra.

Tornato a Roma, non avendo voglia di studiare, il padre lo fa entrare al Museo Etrusco di Villa Giulia per lavorare come aiuto restauratore. Come lui stesso racconto’, quando era li da solo, invece di pulire i cocci, prendeva un pennello e iniziava a creare.

Espone per la prima volta alla Galleria La Salita di Gian Tommaso Liverani in Salita San Sebastianello  a Roma.

Poi la prima personale nel 1960 alla Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis al numero 196 di via del Babuino.

A New York nel 1962 è invitato a prendere parte alla mostra The New Realists alla Sidney Janis Gallery.

Ha incarnato l’epoca POP nella modalità, possibile che l’Italia poteva offrire a questo nuovo concetto nato in Inghilterra, reso celebre negli Stati Uniti ma che dilaga in tutti i paesi europei anche a partire dalla metà degli anni 60.

Schifano esordisce con dei Monocromi, li abbandona per passare subito dopo  alla rappresentazione degli elementi della contemporaneità inclusa la celeberrima marca Coca Cola che sarà così importante anche per Andy Warhol, che Mario Schifano conosce a New York all’inizio degli anni 60.

Schifano è il sismografo più efficace per vedere i cambiamenti di un paese antico in cui l’arte negli anni 50 era ancora senz’altro ferma a luoghi dell’immaginazione più arcaici, e in cui gli unici artisti che la nuova generazione seguiva, e a cui si raffrontava, erano quelli più autonomi come Burri o Fontana.

Schifano immediatamente decide che non solo l’artista, ma anche una rockstar. E ‘estremamente vestito in stile. Ha degli abiti di gran moda e poi dopo avrà per primo jeans stracciati e gli stivali da cowboy. In seguito, fa la rockstar con il suo gruppo Rock, “le stelle di Mario Schifano” e tra i primi in Italia a mettersi dietro la macchina da presa e far recitare Carmelo bene, Alberto Moravia, Sandro Penna, Ungaretti, grandi poeti, grandi attori, tutti di fronte alla telecamera del suo umano non- umano.

In tutto questo dipinge chilometri di tele e affreschi.

La sua produzione è infinita. Anche legata ad un’esistenza estremamente accidentata tra la tossicodipendenza, gli arresti, le bellissime signore, spesso condivise con uno i Rolling Stone, come nel caso della giovane Anita Pallenberg, con la quale a New York conoscerà Andy Warhol e la Factory . Marianne Faithfull e altre altrettanto importanti per il suo mondo.

Insomma, un uomo del rinascimento.

Una figura straordinaria capace di legare qualsiasi dimensione, come spiega assai bene, il famoso aneddoto  quando Gianni Agnelli e la sua consorte Marella gli chiesero di affrescare il suo famoso palazzo romano. Schifano decorò le pareti con dei scioperanti vestiti di rosso, con la falce e martello, e i libretti Rossi di Mao in mano.

Gli Agnelli non apprezzarono questo suo lavoro e lui  li tolse volentieri. Perché li definitiva solo un elemento decorativo e quindi invece dei lavoratori, al loro posto, realizza delle Palme assai più tranquillizzanti,

Un piccolo aneddoto, un dettaglio per raccontare una figura di straordinaria creatività che davvero ha lasciato un segno, straordinario nell’arte italiana ed  europea degli anni 60 fino alla attualità.

Schifano muore giovane, tutto quello che doveva dire lo ha scaricato in una vitalità irrefrenabile sulla tele” prof. Vittorio Sgarbi

 Tra le sue serie più famose Monocromi, Paesaggi anemici, Propagande, Ossigeno ossigeno, Tuttestelle, Oasi, Compagni -compagni, Sintetico dall’Inventario.

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